ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile prosegue la sua attività di analisi del livello di sostenibilità del nostro Paese con un Rapporto dedicato alla dimensione territoriale dell'Agenda 2030 e all'avanzamento di regioni, province e città metropolitane, delle aree urbane e dei comuni.
Il nuovo Rapporto “I territori e lo sviluppo sostenibile" - presentato il 15 dicembre 2020 durante un evento in streaming a cui hanno partecipato anche Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati e Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale - valuta per la prima volta in termini prospettici la distanza del Paese e dei suoi territori dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 e svela l'impegno delle istituzioni locali per integrare l'Agenda 2030 nei piani strategici.
Con l'elaborazione di indicatori compositi per regioni e province relativi agli SDGs, l'ASviS ha integrato il Rapporto 2020 pubblicato a ottobre mostrando il forte ritardo - aggravato dal Covid-19 - verso l'attuazione dell'Agenda 2030 dell'Onu e simulando l'andamento dei territori nei prossimi dieci anni. Il Paese è ancora lontano dalla sostenibilità economica, sociale e ambientale, ma sempre più regioni, provincie e città metropolitane guardano al futuro e pianificano le loro strategie usando l'Agenda 2030 dell'ONU.
"Le analisi dell'ASviS mostrano chiaramente che l'Italia non è su un sentiero in linea gli Obiettivi dell'Agenda 2030 e la crisi in atto impatta negativamente su ben 9 di essi" - ha sottolineato il presidente dell'ASviS Pierluigi Stefanini. "Per questo è necessaria e urgente una mobilitazione di tutte le energie sociali, civili, economiche e istituzionali del Paese ed è fondamentale l'impegno dei territori, e delle loro istituzioni, senza i quali non sarebbe possibile per il Paese raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale entro i termini stabiliti dal piano d'azione dell'Onu".
In particolare, emerge che l'Italia potrebbe riuscire a centrare i target quantitativi associati a tre Goal: Goal 2 (Quota di coltivazioni destinate a colture biologiche), Goal 3 (Tasso di mortalità per le maggior cause) e Goal 16 (Affollamento degli istituti di pena). Un avvicinamento ai target quantitativi si potrebbe invece determinare in quattro casi: Goal 4 (Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e Quota di laureati e altri titoli terziari), Goal 7 (Quota di energia da fonti rinnovabili) e Goal 13 (Quota di emissioni di gas serra), obiettivi principali del Green deal europeo. Negative o decisamente negative appaiono invece le tendenze per altri 14 target quantitativi: Goal 1 (Quota di persone a rischio povertà ed esclusione sociale), Goal 2 (Uso dei fertilizzanti), Goal 3 (Incidenti stradali), Goal 5 (Parità di genere nel tasso di occupazione), Goal 6 (Efficienza delle reti idriche), Goal 8 (Tasso di occupazione 20-64 anni), Goal 9 (Spesa per ricerca e sviluppo), Goal 10 (Disuguaglianza del reddito disponibile), Goal 11 (Qualità dell'aria e offerta del trasporto pubblico), Goal 12 (Produzione di rifiuti), Goal 14 (Aree marine protette), Goal 15 (Consumo di suolo e Aree protette terrestri), Goal 16 (Durata dei procedimenti civili).
"In un momento storico in cui il governo decide il futuro del Paese definendo del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per accedere alle risorse del Next Generation Eu - ha concluso Enrico Giovannini, portavoce dell'ASviS - il nuovo rapporto fa emergere disuguaglianze, punti di forza e debolezza, ma soprattutto rivela, grazie all'analisi dei diversi territori, un'Italia attiva, resiliente e impegnata a realizzare il cambiamento, con risultati che in molti casi appaiono in grado di ridurre le distanze tra le diverse aree del Paese".