F20 Climate Solutions Forum: le raccomandazioni delle fondazioni per una transizione giusta

08/10/2021

A un mese dal vertice del G20 di Roma, le principali fondazioni del mondo consegnano ai leader dei Paesi più industrializzati spunti e riflessioni sui temi legati al cambiamento climatico e alla transizione giusta

“Green recovery, sustainable finance, just transition: putting words into deeds" è stato lo slogan che ha animato per due giorni il F20 Climate Solutions Forum 2021, incontro annuale promosso da Foundations F20 - network internazionale di più di 70 fondazioni che promuovono lo sviluppo sostenibile.

L'edizione 2021 del Forum, inserita nell'ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile come evento nazionale del Gruppo di lavoro ASviS delle Fondazioni, è stata co-organizzata da Fondazione Cariplo, in collaborazione con altre fondazioni partner di F20 - Fondazione Unipolis, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione di Comunità di Messina - e con il supporto di Assifero, ASviS e ACRI.

All'evento hanno partecipato leader politici internazionali, esperti del mondo business e del mondo scientifico, della società civile, delle istituzioni e dei più autorevoli think tank mondiali. Tra i tanti contributi: John Kerry, attualmente inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti d'America per la gestione del clima ed emergenze climatiche; Ban Ki-moon già Segretario Generale delle Nazioni Unite; Johan Rockström, direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research; Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.

Nei saluti di apertura, anche gli interventi di Maria Luisa Parmigiani, Direttrice di Fondazione Unipolis e Co-chair di F20 e Pierluigi Stefanini, Presidente e Portavoce di ASviS e Presidente di Fondazione Unipolis. 


​Con il Regno Unito e l'Italia che assumono rispettivamente le presidenze del G7 e del G20, e la ri-adesione degli Stati Uniti all'accordo di Parigi sul clima, il 2021 rappresenta un'opportunità importante per tradurre le parole in fatti. “Le fondazioni riconoscono le interconnessioni tra le cause profonde delle sfide che le loro comunità di riferimento stanno affrontando e le grandi sfide a livello globale. Questo rende l'F20 Climate solutions forum così utile", ha dichiarato in apertura Marisa Parmigiani, direttrice di Fondazione Unipolis e co-chair di F20.

Pierluigi Stefanini, presidente e portavoce dell'ASviS, riprendendo le riflessioni del Gruppo di lavoro ASviS “Fondazioni per lo sviluppo sostenibile" contenute in un Position Paper pubblicato in quest'occasione, ha raccontato i temi su cui le fondazioni e gli enti filantropici possono svolgere un ruolo importante nel solco dell'Agenda 2030: promuovere istruzione di qualità, buona salute e modelli di social housing, colmare il divario digitale, contrastare il cambiamento climatico. I punti cardine su cui lavorano le fondazioni - ha aggiunto - sono l'uguaglianza di genere, l'inclusione giovanile e la cura dell'ambiente.

Il Position paper elaborato dal Gruppo ha lo scopo di definire alcune linee guida per rafforzare la condivisione, l'apprendimento comune e il ruolo delle Fondazioni italiane nel raggiungimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030 dell'ONU.

Obiettivo del Forum era quello di indicare possibili priorità e identificare sfide e opportunità nella lotta ai cambiamenti climatici e nello sviluppo di resilienza in un mondo post-Covid da consegnare ai leader del G20.

Sei le raccomandazioni di F20 ai leader dei paesi più industrializzati del mondo emerse al termine della due giorni del Forum:

  1. Unire le forze con il G7 e far convergere l'impegno a livello nazionale dei paesi membri per contrastare l'impatto economico e sociale della crisi globale generata dalla pandemia da COVID-19, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e l'accordo di Parigi sul clima. I paesi del G20 devono coordinarsi e realizzare una ripresa globale che sia verde, resiliente, sana ed equa per tutti. Priorità da mettere al centro dei piani di ripresa nazionali, assicurando un'adeguata disponibilità di risorse finanziarie. Il G7, sottogruppo del G20, deve dare in primis l'esempio e aumentare le proprie ambizioni rispetto agli impegni attualmente assunti attraverso i Nationally Determined Contributions (Contributi promessi stabiliti a livello nazionale).
  2. Impegnarsi per raggiungere “emissioni zero", in linea con l'obiettivo di contenere il riscaldamento globale a 1,5°C, specificando le fasi e gli obiettivi intermedi previsti fino al 2030. Questo comporta di riconoscere la centralità sia della fase di eliminazione rapida dei combustibili fossili che delle cosiddette Nature-based Solutions: non c'è spazio per una compensazione delle emissioni di gas serra non sostenibile e non regolamentata.
  3. Garantire una Transizione Equa entro il 2030 definendo obiettivi intermedi concreti, anche con la partecipazione attiva di diversi stakeholder - dalle comunità e lavoratori a livello locale al settore privato e mondo accademico – alla stesura dei piani nazionali per la Just Transition. Con un approccio olistico, per non lasciare nessuno indietro, che tenga opportunamente conto delle disuguaglianze tra paesi e all'interno dei paesi stessi, e in cui welfare sociale, diritto alla salute e gli interessi delle future generazioni siano le grandi priorità.
  4. Decarbonizzare la finanza e gli investimenti rendendo obbligatori piani di decarbonizzazione per le istituzioni finanziarie, anche al fine di concretamente attuare lo “spostamento dei trilioni" e colmare il “Climate Finance Gap".
  5. Concedere l'alleggerimento del debito, anche attraverso interventi di moratoria del debito, ai paesi altamente indebitati atti a consentire la loro ripresa e il loro sviluppo economico.
  6. Rendere il nesso Acqua-Energia-Cibo-Salute e il nesso Clima-Biodiversità parti integranti e fondamentali delle agende del G7 e del G20. Questo significa anche una maggiore convergenza con il Summit Onu sulla Biodiversità e la COP 26 sul clima che quest'anno puntano a raccogliere un impegno concreto per la protezione e ripristino di alcune aree naturali maggiormente a rischio (Amazzonia, Congo/Uganda, Borneo). E lo faranno anche le Fondazioni e la Filantropia, sempre più impegnate in progettualità cross-settoriali e inclusive.

Photocredit: @Francesco Prandoni​