Coronavirus: in Italia la paura più grande è per il futuro dei figli

23/03/2020

​Il nostro futuro ci appare incerto, cambia la nostra percezione del tempo e l'orizzonte ci sembra oscuro. Queste sono le sensazioni che accomunano gli italiani secondo la rilevazione condotta nei giorni scorsi dall'Osservatorio europeo sulla sicurezzanato nel 2007 su iniziativa di Fondazione Unipolis e Demos&Pi sotto la direzione scientifica del prof. Ilvo Diamanti, che ogni anno monitora e analizza la percezione nell'opinione pubblica della sicurezza in Italia e nei principali Paesi europei.​

Il coronavirus sembra aver inesorabilmente trasformato la nostra visione del mondo. Quasi 3 italiani su 4 pensano che la pandemia durerà "alcuni mesi" e il 16% parla di un orizzonte ancora più oscuro e senza limiti precisi: almeno "un anno".

Del resto la stragrande maggioranza degli italiani si dichiara molto preoccupata, senza distinzioni di genere, età e territorio. Nell'analisi dell'Osservatorio emerge che le donne, in particolare casalinghe, provano più di tutti un'insicurezza che​ va oltre la salute e tocca la sfera economica, la perdita del lavoro, i risparmi e la pensione. La preoccupazione per i figli, invece, coinvolge oltre metà degli italiani: il 53%. ​8 punti in più rispetto a gennaio, prima che il virus irrompesse nella nostra vita.

Nell'analisi emerge che pressoché tutti gli italiani intervistati evitano di uscire di casa e incontrano solo i propri famigliari e quando escono indossano, in maggioranza, le mascherine. Quasi metà degli intervistati (prima dei nuovi blocchi previsti dal governo) afferma di avere sospeso l'attività lavorativa. Oppure di svolgerla a distanza. Un terzo ha fatto provvista di alimentari, in previsione di un isolamento di lunga durata.

Cambia anche il nostro rapporto con le istituzioni: il 70% degli italiani esprime sostegno al governo. E accetta, condividendole, le misure prese. Secondo 9 italiani su 10 è giustificata, anzi giusta, la limitazione della libertà in nome della sicurezza. L'esempio della Cina viene richiamato spesso, per sottolineare l'efficacia di un sistema centralizzato con un "uomo forte" al governo. 

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Fonte: la Rep​ubblica


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